Fabrizio de André - Le passanti

Io d^Cedico questa ca^B7nzone ad ogni d^E7onna pensata come a^Amore in un a^Emttimo ^Ddi liber^Gtà ^B7 a qu^Cella conosciuta a^B7ppena non c'era t^E7empo e valeva la p^Aena di ^Emperderci un ^Dsecolo in ^Empiù.

A qu^Cella quasi da immagi^B7nare tanto di f^E7retta l'hai vista pas^Asare dal ba^Emlcone a un se^Dgreto più in ^Glà ^B7 e ti pi^Cace ricordarne il so^B7rriso che non ti ha f^E7atto e che tu le hai de^Aciso in un v^Emuoto di ^Dfelicit^Emà.

A^Clla compagna di v^B7iaggio i suoi oc^E7chi il più bel pae^Asaggio fan sem^Embrare più ^Dcorto il camm^Gino ^B7 e ma^Cgari sei l'unico a ca^B7pirla e la fai sce^E7ndere senza segu^Airla senza av^Emerle sfio^Drato la ^Emmano.

A que^Clle che sono già p^B7rese e che vi^E7vendo delle ore de^Aluse con un u^Emomo ormai ^Dtroppo cambi^Gato ^B7 ti hanno la^Csciato, inutile pa^B7zzia, vedere il f^E7ondo della malinco^Ania di un avv^Emenire d^Disper^Emato.

Imm^Cagini care per qualche i^B7stante sarete pr^E7esto una folla dis^Atante scav^Emalcate da un ric^Dordo più vi^Gcino ^B7 per p^Coco che la felicità ri^B7torni è molto r^E7aro che ci si ri^Acordi degli ep^Emisodi d^Del camm^Emino.

Ma se la v^Cita smette di aiut^B7arti è più di^E7fficile dimentic^Aarti di q^Emuelle felic^Dità intrav^Giste ^B7 dei b^Caci che non si è osato d^B7are delle occ^E7asioni lasciate ad aspett^Aare de^Emgli occhi m^Dai più ri^Emvisti.

Al^Clora nei momenti di soli^B7tudine quando il rim^E7pianto diventa abi^Atudine, una man^Emiera di ^Dviversi ins^Gieme, ^B7 si pia^Cngono le labbra as^B7senti di t^E7utte le belle pa^Assanti che non si^Emamo riu^Dsciti a tratt^Cenere. ^{D Em}